Le luci di Natale

Giorno 2

Settimane fa mi sono comprata un cappello con due pompon, posizionati come a formare le orecchie di Minnie. Impazzivo per quel cappellino, lo avevo visto su internet ma mai trovato di persona, quindi senza pensarci due volte l'ho comprato. Oggi mi vergognavo a metterlo data l'età, ma ho comunque deciso di fregarmene e indossarlo. Al ché mi sono chiesta, perché ho questi preconcetti?

Perché la società ci vuole così presto tanto adulti, e perché vogliamo crescere prima del tempo? Perché non sappiamo goderci quello che abbiamo quando lo abbiamo? Mentre invece sappiamo solo chiedere di più, pretendere ciò che ancora non possiamo avere, e in realtà non siamo neanche pronti a ricevere. In fondo non siamo pronti a vivere, non siamo pronti a fingere, non siamo pronti ad affrontare noi stessi e il mondo fuori.

Siamo mossi più di ogni altra cosa da ciò che vogliamo costruire e diventare. Eppure siamo infiniti come l'universo di fronte a noi, quando di notte guardiamo le stelle, è lì, ma non lo possiamo vedere, non lo possiamo toccare. Però c’è, non ti dà un senso di immensità? Ci imponiamo da soli dei limiti in ogni cosa, a gratis quasi per noia. Ma la chiamiamo sfiducia, insicurezza, realismo e negatività, perché lo facciamo? Perché siamo più portati a giustificare la sfiducia della fiducia?

Credi in te, ti sei montato la testa, te la tiri, ti credi migliore, superiore. Non lo fai e sei uno sfigato, un nonnulla. Perché abbiamo così bisogno di giudicare le cose degli altri, perché così pochi hanno il coraggio di guardare solo le loro?

Perché sentiamo il bisogno di mostrarci per attirare l'attenzione, perché non esiste più qualcuno che, sapendoti mettere a tuo agio, voglia sapere cosa Pensi? Brilliamo di luci artificiali come quello sfavillante albero di Natale, così lucenti fuori, impossibili da non notare, e poi dentro così insicuri, così sfiduciati, da dare un nuovo nome al nero, e aspettare solo quei momenti in cui ti sballi e allora, tuo malgrado, devi goderti la vita. Ma perché non stiamo zitti di fronte alla bellezza della natura, regalata e mai chiesta, come quelle nuvole lontane, candide e sempre in movimento, che sono lì per regalarti serenità.

E quando piove diventi triste, perché è come se anche il cielo stesse piangendo, come se il tuo dolore fosse condiviso dall'immensità del cielo, e tu, finisci per stare solo peggio.

Scopri un giorno però che tutto il potere di trasformare quella pioggia, in un regalo divino, sta nelle tue mani. Perché vuole rinfrescarti, aiutarti a ricominciare, a lasciare andare il passato, e ripartire con una visione diversa dalla vita, una nuova. E quando ci credi ti trovi lì, sotto la pioggia, piangendo con lei, infreddolito e spaventato, ma felice.

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